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Utensĭlis ‘utile, che serve all'uso’, derivazione di uti ‘usare’
«Nessun uomo può riprodurre un’idea se privo dell’utensile che serve a realizzarla»
DD
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No Tools è un progetto che cerca tra le pieghe degli utensili usati storie di uomini e di cibo. Si sviluppa in diversi capitoli, dalle posate agli attrezzi che spesso e inconsapevolmente sono usati come prolungamenti fisici. Ogni utensile da cucina racconta un mondo, è testimone muto di un periodo storico unico e originale, l'uomo viene accompagnato da questi attrezzi per gran parte della propria vita. Spesso alcune pentole sopravvivono per diverse generazioni e acquisiscono l'energia nel tempo.
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L’interprete principale è l'utensile con i suoi percorsi storici, tecnici, poetici, narrativi, estetici appoggiati su un limbo bianco, quindi decontestualizzati per poter leggere meglio le storie di ogni sua fessura.
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Il corpo di fotografie che ha la forchetta come soggetto nasce da storie reali di forchette e di persone. La prima è una storia che appartiene alla famiglia dello Chef siciliano Pino Cuttaia. Altre forchette trovate nei mercatini portano sulle superfici segni che lasciano immaginare milioni di viaggi dal piatto alla bocca. Da migliaia di piatti a migliaia di bocche.
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No Tools si sviluppa in tre capitoli primari, Fork, Spoon e Knife, per raccontare storie di uomini e di cibo, cortocircuiti tra il piatto e la bocca.
Le posate sono un’icona, un imprinting legato ad un bisogno primario come la nutrizione e spesso vengono usate inconsapevolmente come fossero prolungamenti fisici.
Spoon è una mostra fotografica dove l’interprete principale è il cucchiaio con i suoi percorsi storici, tecnici, poetici, narrativi, estetici appoggiati su un limbo bianco, quindi decontestualizzati per poter leggere meglio le storie di ogni sua fessura.
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«L’oggetto e il suo design non hanno più solo una valenza estetica o funzionale, ma diventano il simbolo di una società in un determinato periodo storico.»
B. Munari